Non è esattamente un mondo al contrario, ma è certamente un mondo che attualmente gira alla rovescia e per certi aspetti nel verso giusto. I governi liberal- conservatori e capitalisti hanno sempre attuato le loro politiche economiche e protezioniste in relazione sempre alle esigenze delle elité borghesi, ossia delle classi dominanti. É avvenuto per anni tutto ciò, negli Stati Uniti indipendentemente se al governo stavano democratici o repubblicani. Quello che oggi avviene con la storia dei dazi di Trump è la massima espressione del tutto esilarante di come i fatti e gli eventi si siano capovolti. Trump certamente è uno che di economia se ne intende e non è uno affatto uno sprovveduto. Le sue uscite come quella sui dazi, passando per il possesso della Groenlandia, spiazzano continuamente apparati politici sovranazionali ed opinione pubblica. In tutto questo vortice politico-economico in cui si ci preoccupa del calo delle borse, nessuno dice che il debito pubblico degli stati è cresciuto negli ultimi trent’anni ad un ritmo superiore al Pil nazionale e che in Europa ci si continua ad indebitare per finanziare spese militari e guerre (ReArm Europe), mentre le azioni delle multinazionali che producono armi crescono in maniera esponenziale. Trump, che ha capito a menadito il giochino, con la storia dei dazi si prefigge determinati obiettivi che solo in un futuro prossimo potremo giudicare. Innanzitutto ci sta la piena volontà di far pagare la crisi economica agli altri, principalmente agli alleanti europei molto guerrafondai in questi ultimi lustri. Far trasferire il più possibile le aziende negli Stati Uniti ed al contempo attrarre il più possibile i capitali. In tutto questo scenario cosa fa la classe politica ed imprenditoriale italiana? Si piangono addosso e lanciano strali verso i loro padroni occidentali. Aziende come Leonardo per esempio, che in questo periodo storico deve molto alle politiche dell’Ue, hanno degli investimenti importanti negli Usa insieme ad altre aziende italiane. Poi ci sono quelle imprese di vino che dominano il mercato americano, cosi come quelle di formaggi, salumi, insomma tutto il settore agro-alimentare. Con la storia dei dazi il governo italiano non mostra un atteggiamento univoco, perché la Meloni sa che l’impatto più devastante potrebbe essere per le aziende che soffrono la concorrenza, mentre per quelle dei settori che abbiamo menzionato, non ci saranno particolari scossoni. Però siamo in assenza di una vera politica protezionista da parte del governo italiano sempre prono ai diktat di Bruxelles ed ai suoi interessi. Un governo che davvero abbia nelle proprie intenzioni quello di proteggere le piccole e medie imprese, le aziende dei settori strategici e che, abbia veramente a cuore i diritti dei lavoratori sempre più calpestati, per prima cosa si andrebbe a svincolare dal giogo dell’Ue e farebbe valere il lavoro italiano che storicamente è riconosciuto a livello mondiale per le sue grandi capacità. Basta menzogne al popolo italiano e basta guerre contro quei popoli e quegli stati, come la Russia, con cui l’Italia dovrebbe fare affari ed essere amica, perché è la storia che ce lo suggerisce.

Igor Colombo (Scrittore) Davide Pirillo (Politico )